I fiumi sono dei veri e propri corridoi che, attraversando il paesaggio, connettono punti molto distanti fra di loro, dalla sorgente alla foce.
Gli organismi acquatici si muovono attraverso questi corridoi, popolando gli ecosistemi fluviali. Questo alto livello di connettività è un elemento costitutivo dei sistemi fluviali, al punto che alcune specie di pesci si sono adattate a sfruttarlo nel loro ciclo di vita. Ad esempio, lo storione adriatico (Acipenser naccarii) spende la maggior parte del suo ciclo vitale nei tratti pianeggianti del fiume, salvo migrare a monte nel periodo riproduttivo per cercare siti favorevoli alla deposizione delle uova.
La connettività dei sistemi fluviali viene però alterata dalle barriere usate per sfruttare i fiumi. Ad esempio, le saracinesche sono costruite in piccolo fiumi di pianura per favorire l’irrigazione. e briglie vengono costruite in torrenti montani per stabilizzare il fondo. Sbarramenti più importanti in termini di dimensioni vengono costruiti nel corpo principale del fiume per generare energia idroelettrica, immagazzinare acqua per l’irrigazione, e come serbatoi di regolazione delle piene. Tutte queste barriere impediscono (parzialmente o totalmente) il movimento di organismi fra diverse sezioni dei fiumi.
La costruzione di barriere ha degli impatti severi sulle popolazioni di pesci migratori. Alcune popolazioni potrebbero essere disconnesse da habitat specifici necessari al completamento del ciclo di vita (es. la riproduzione). Inoltre, due popolazioni che scambiano meno individui possono incorrere nella perdita di diversità genetica e diventare meno resilienti.
Il problema delle barriere longitudinali può essere tuttavia alleviato. Negli sbarramenti di maggiori dimensioni, dei passaggi per pesci possono facilitare il movimento attraverso la barriera. Inoltre, la rimozione di barriere obsolete che non portano più benefici alla società, è un’opzione sempre più considerata.