La Pianura Friulana e Veneta orientale (PFV), si estende dal corso del fiume Livenza ad ovest fino alle coste rocciose del Carso ad oriente. Pur appartenendo alla Pianura Padana, di cui rappresenta la porzione più orientale, questo settore di pianura si contraddistingue da un punto di vista geografico per il fatto che il sistema idrografico del settore veneto-friulano si riversa direttamente nel mare Adriatico invece che nel Po. Un secondo aspetto peculiare nella morfologia di questo settore di pianura sta nel fatto che la distanza fra il margine prealpino e la costa diminuisce progressivamente passando da ovest verso est, fino a scomparire nell’area del Carso triestino, dove i rilievi sono a picco sul mare.
I fiumi Isonzo, Natisone, Torre, Cormor, Tagliamento, Meduna e Cellina rappresentano i principali corsi d’acqua alpini che solcano questo settore di pianura. I loro bacini idrografici drenano materiali provenienti da rilievi formati prevalentemente da rocce carbonatiche affioranti nelle zone prealpine carnico‐giulie e nella limitrofa area slovena occidentale.
I principali fattori che hanno guidato formazione, evoluzione e modellamento della parte tardo Pleistocenica‐Olocenica della PFV sono legati a:
Durante il Quaternario recente i fiumi della PFV hanno formato sistemi deposizionali che si estendono con continuità dallo sbocco vallivo prealpino fino alla costa Adriatica, formando una serie di conoidi alluvionali di estensione regionale o megafan (Fontana et al., 2008), che presentano una marcata differenziazione in senso longitudinale: le prime decine di chilometri a partire dallo sbocco vallivo fino alla fascia delle risorgive sono infatti ghiaiosi ed hanno pendenze comprese fra il 7 e il 3‰, formando l’Alta pianura. Allontanandosi dalla zona prealpina, la diminuzione di pendenza (inferiore al 3‰) ha determinato la diminuzione di capacità di trasporto da parte dei corsi d’acqua, consentendo loro di veicolare verso valle solo sedimenti via via più fini che vanno a formare la Bassa pianura, con depositi di esondazione limoso‐argillosi e corpi di canale sabbiosi. A queste differenze di carattere idrodinamico fanno riscontro anche le diverse forme d’alveo che caratterizzano i corsi d’acqua di Alta e di Bassa pianura. Forme a canali intrecciati per l’Alta pianura, forme a canale unico meandriforme, per la Bassa (Fontana et al., 2004).
Tra gli elementi più caratteristici della PFV vi è la fascia delle risorgive e i fiumi di risorgiva che essa alimenta. La venuta a giorno della falda freatica si verifica lungo una fascia di larghezza variabile fra i 2 e i 10 km che individua un limite superiore ed uno inferiore. La fascia delle risorgive separa quindi l’alta pianura ghiaiosa, quasi priva di drenaggio superficiale, da quella bassa, limoso-argillosa, ricca di acque. Il limite superiore delle risorgive corrisponde all’intersezione fra la superficie freatica con quella del terreno, mentre quello inferiore è identificato dall’affioramento dei corpi argillosi impermeabili. Mentre il limite inferiore è pressoché costante, quello superiore risente delle variazioni della superficie piezometrica della falda, spostandosi verso monte quando il livello piezometrico cresce e verso valle quando cala.
A causa del fatto che i fiumi di risorgiva non sono alimentati dalle precipitazioni, ma in modo indiretto dalla falda, essi sono caratterizzati da una portata pressoché costante durante tutto l’arco dell’anno. Non essendo inoltre essi alimentati da un bacino montuoso, sono caratterizzati da portate solide molto limitate che derivano solo dal potere erosivo che possono esercitare nei confronti del tratto di pianura. Per questi motivi i fiumi di risorgiva sviluppano i loro corsi solitamente lungo depressioni topografiche preesistenti come paleoalvei abbandonati di corsi d’acqua alpini.
Riferimenti bibliografici: