Due immagini si stagliano nitide nella mia mente quando penso al Tagliamento.
La prima è il sorriso di Roberto Zanini.
Studioso di matrice naturalista, politico per vocazione, dirigente scolastico di mestiere, Zanini nutriva per il Tagliamento una passione sfrenata. La sua casa era ancorata – lo è anche oggi – alle sponde del fiume che percorreva con sguardo amorevole, occupato – a volte preoccupato – ad ascoltarne il respiro, ad assecondarne il ritmo.
La tutela del Tagliamento non vestiva in lui i panni dell’immobilismo del nostalgico: Zanini viveva il Tagliamento come focus essenziale dell’uomo di scienza che non poteva non educare, che non poteva non coltivare coscienze. E al centro dell’urbanistica, del disegno del territorio, delle riforme possibili e dei sogni di comunità integrate tra di loro attraverso infrastrutture sempre ecocompatibili e servizi rivolti alla persona, il Tagliamento con i suoi sassi, le sue erbe, le secche, le sue piene, il racconto secolare della storia delle trasformazioni delle terre ad esso vocate era stato da lui osservato, fotografato, misurato, dosato, con lo zelo dello scienziato, con l’amore di un figlio.
La seconda immagine mi riguarda.
Sono io che tanti anni fa, giovane insegnante, salgo in auto dal Medio Friuli in montagna per raggiungere ogni giorno la scuola delle prime supplenze annuali. E il buio diventava alba accanto al Tagliamento, strada mangiata di corsa provando e riprovando un attacco, un lancio dell’argomento da trattare con esperimenti di classi aperte, classi parallele, incroci di anime con colleghi conosciuti da qualche mese e sempre felici di ritrovarsi ogni mattina. Spesso era di nuovo buio quando il Tagliamento si schiudeva al ritorno, culla di terre amate. Terre che in classe parlavano di storia e di arte, di testi scritti e raccontati, di ragionamenti e di sensazioni.
E quell’acqua ritornava a casa con me, con i miei pensieri e le mie aspirazioni. Oggi il suono è quello dei ricordi più dolci di un lavoro che continuo a tessere secondo tempi e modi di terre che il Tagliamento lo abitano in cerca di identità storico – geografiche.
Sonia Zanello