I Contratti di Fiume (CdF) sono accordi volontari tra portatori di interesse per la gestione di corpi idrici. Sono stati introdotti in Francia negli anni '80 come strumento di gestione territoriale in risposta ad un crescente interesse da parte dei cittadini verso il tema della tutela dei fiumi. A livello europeo, hanno cominciato a diffondersi nel 2000, quando sono stati presentati al 2° Forum Mondiale dell'Acqua dell'Aia come forme di accordo che consentono "l'adozione di un sistema di regole in cui i criteri di pubblica utilità, di rendimento economico, di valore sociale e sostenibilità ambientale intervengono in egual misura nella ricerca di soluzioni efficaci per il recupero di un bacino idrografico”.
I CdF mirano ad applicare un nuovo sistema di governance per lo sviluppo sostenibile attraverso un approccio olistico e integrato tra sviluppo locale e tutela ambientale, con l’elaborazione di Programmi d’azione partecipativi e basati sull’evidenza, costruiti congiuntamente dagli attori territoriali che esprimono interessi specifici relativi a un corpo idrico. I loro obiettivi espliciti sono principalmente legati alla mitigazione e alla prevenzione del rischio idrogeologico, al ripristino degli ecosistemi, al miglioramento dei paesaggi acquatici e sono riconosciuti come un modo diretto per attuare politiche efficaci in questi settori. I CdF, infatti, sono strumenti di pianificazione partecipativa, fortemente incoraggiati dalla Direttiva Quadro sulle Acque “non solo come strumenti settoriali per la protezione e la gestione delle risorse idriche, ma anche come catalizzatori di una nuova cultura dell’acqua”. Pertanto, portare la consapevolezza dell’acqua nelle comunità è altrettanto prioritario. I CdF contribuiscono anche al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in particolare 6 (Acqua pulita e servizi igienico-sanitari), 13 (Lotta contro il cambiamento climatico), 14 (Vita sott’acqua) e 15 (Vita sulla terra).
In Italia i CdF sono stati riconosciuti giuridicamente per la prima volta a livello nazionale nel 2015. I Contratti di Fiume italiani sono molto diversi tra loro, a seconda dei soggetti interessati e dei territori coinvolti e di norme specifiche a livello regionale. Esistono tuttavia alcuni passaggi procedurali fissi che tutti i Contratti devono completare prima di arrivare alla firma definitiva dell’accordo, tra cui un Documento di intenti, un’Analisi territoriale, un Documento strategico contenente una visione di medio-lungo termine per il corpo idrico e un Programma di azioni che i firmatari dei Contratti si impegnano a realizzare nel breve termine. Tutti questi passaggi dovrebbero basarsi sul coinvolgimento e sulla partecipazione delle parti interessate. Diversi documenti del Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume, che è l’organismo di coordinamento e promozione a livello nazionale, sono ricchi di riferimenti al CdF come processo piuttosto che come progetto, sottolineando l’importanza di ogni passaggio e l’aspetto procedurale per creare consapevolezza tra le parti interessate e le comunità fluviali.
I CdF sono stati introdotti nella Regione autonoma Friuli Venezia Giulia nel 2016 dalla Giunta regionale, ma una prima esperienza era già stata avviata nel 2014 per il fiume Natisone. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una rapida diffusione di questo strumento sul territorio regionale. Al momento abbiamo 3 Contratti di Fiume firmati, 4 processi in corso in diverse fasi, e altre associazioni e Comuni hanno espresso interesse ad avviare un processo di CdF per altri 4 fiumi.
Per saperne di più
Contratti di Fiume FVG – Pagina Regione autonoma Friuli Venezia Giulia
Pagina Facebook Contratti di Fiume FVG
Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume