Alla scoperta dei geositi dell’alto Tagliamento

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Il tratto montano del Tagliamento ci raccontano e testimoniano di quanto il “nostro” sia stato volubile e versatile nel corso dei milioni di anni (anche quando nessuno gli aveva ancora dato un nome), cambiando corso e percorso diverse volte e lasciando un’impronta indelebile sulle sembianze della Carnia e sulle sue valli.

Credits: Marco Pascolino

Il connubio tra azioni fluviali e calate delle lingue glaciali avvenute nel corso delle epoche geologiche, il tutto guidato da litologie più o meno erodibili e lineamenti tettonici ancora attivi ha è raccontato splendidamente da diversi geositi (secondo la definizione della Regione FVG sono i luoghi che meglio rappresentano l’evoluzione geologica, tettonica, paleontologica, mineropetrografica, geomorfologica e i processi geologici) accessibili e di facile interpretazione.

Credits: Marco Pascolino

Ad esempio, tra Forni di Sotto e Caprizzi l’Alta Valle del Tagliamento ci narra di una serie di frane postglaciali, avvenute anche in tempi storici, con dirette conseguenze sulla distruzione di un intero borgo – Borta, annientata nel 1692 – e sulla formazione di laghi, non tutti persistenti nel tempo, ma che rendono l’idea della dinamicità e variabilità di un paesaggio ovunque ci sia di mezzo un fiume.

Credits: Marco Pascolino

Più a valle, a Cesclans, il geosito della Rupe esibisce il contenuto roccioso composto da tenaci conglomerati, vecchie ghiaie varicolori saldamente cementate. Essi sono i testimoni di un antico percorso fluviale abbandonato dal “nostro” al termine dell’ultima glaciazione e diretto a Sud, verso la piana che oggi ospita il Lago di Cavazzo. Le stesse rocce si ritrovano inoltre a monte fino ad Ampezzo, entro una lunga serie di colli relativamente bassi e piatti: essi mettono bene in evidenza precedenti paleo-tracciati del Tagliamento anche in luoghi oggi solcati da altri corsi d’acqua. Il ritrovamento di resti così ben conservati di una paleovalle sono un caso piuttosto raro per le Alpi meridionali!

Credits: Marco Pascolino

Camminare tra i geositi tilaventini della Carnia ci riporta con la fantasia a un mondo perduto di qualche milione, migliaia o anche solo centinaia di anni fa, osservando un paesaggio e una geografia a volte molto diversi da quelli attuali, grazie alle divagazioni fluviali pre e post glaciali di questo nobile corso d’acqua.