Il fiume che canta

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Tagliamento, da una radice proto Indo-Europea Tali Mu, fratello maggiore: questo progetto è dedicato al nostro fratello maggiore, l’ultimo fiume selvaggio delle Alpi, il re dei fiumi Alpini.

In Friuli si respira chiaramente il profondo legame dei suoi abitanti con il fiume che taglia in due il territorio friulano, ma che allo stesso tempo unifica sotto lo stesso intento tutte le persone che lo amano.

Il Fiume Che Canta nasce dallo stretto legame tra la morfologia fisica e spirituale del fiume Tagliamento e il principio della partnership. Esiste una sostanza che scorre in superficie, scava canali, trasporta ghiaie, sassi, sabbie; ed un’altra che viaggia sotterranea, sotto il greto del fiume. L’intero progetto mira alla valorizzazione del territorio lungo il fiume Tagliamento e allo sviluppo olistico della persona umana, attraverso la riconnessione con sé stessi e l’ambiente naturale, riscoprendo il legame tra ciò che è invisibile (il nostro essere più profondo) e ciò che è visibile (le esperienze a stretto contatto con la natura, il territorio, l’enogastronomia).

Credits: Mina Carfora
Credits: Mina Carfora

Come il fiume è caratterizzato dai rami intrecciati, allo stesso modo si intrecciano le varie attività del progetto, tutte provenienti da un’unica sorgente. La fonte di questa idea è rappresentata da ciò che ci suggerisce il fiume: il concetto di risveglio e connessione con la natura, il territorio circostante e le sue tradizioni.

Credits: Mina Carfora
Credits: Mina Carfora

Grazie alla poetica del fiume, il progetto coinvolge il settore culturale, artistico, etnografico, del turismo Slow, dell’educazione non formale e dell’organizzazione di eventi e si concretizza attraverso lo svolgimento esperienze outdoor da compiere lungo il fiume. Siamo partiti nell’edizione I con la creazione della colonna sonora del fiume. Nell’edizione II, invece, ci siamo concentrati sulla trasmissione delle memorie. La terza edizione vedrà protagonista la trama filata e storica di questo magnifico territorio.

Credits: Mina Carfora
Credits: Mina Carfora